LA CHIMERA
OPERE MADRI ORIGINI
E’ quindi cosi… tra tradizione nell'impianto e laboriosità del continuo avvicendarsi delle "tecniche", impostata la pagina della composizione, della "base fondamentale"…, il recinto dell’arena, inizia il cimento. Come racconta Klee, nei suoi Diari, entra in campo la chimera a più teste dell’opera nascente. Inizia a prendere forme, corpo e movimento. Siamo su un asse di equilibrio, una macchina nervosa e irritabile, una bestia estrosa che non lascia riposo.
A meno che, una volta commesso un errore, usciti dal filo della prima intuizione e della conseguente immagine prefigurata, ci si afferri all’amore per questa arte… Come sempre Klee, a Weimar, ascoltando i passi dell'andirivieni di Kandinskij nella stanza adiacente. E, tenacemente, intraprendere un faticoso, a volte avvilente, cammino all’indietro. Un procedere da formica, chinare il capo, cambio di tecnica… cambio di strumento: lama, paletta, polpastrelli,... invenzioni nel modo di pizzicare le corde, usare l'archetto, graffiare i piatti, soffiare nell'ancia di un clarinetto... timbro e inflessione dei suoni stanno a tonalità cromatiche, lucentezza e texture. E poi ancora, cancellare, riparare e ricondurre al tema iniziale.
O meglio, ai temi che, a fianco o sovrapposti all'idea iniziale, nella battaglia aperta, continuamente appaiono e disappaiono sul campo di lotta. Tra intenzioni, mezze risposte, esito... Attraverso il tramite della materia e degli strumenti. Della sostanza espressiva.
A seconda dei materiali, della luce e degli effetti sulle diverse texture; nel fuggi fuggi di variabili e il fiorire di alternative… A seconda della tecnica, più o meno nota o, al contrario, inedita…